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Non copritemi di bugie

~ intorno all'arte di strada

Non copritemi di bugie

Archivi Mensili: novembre 2013

Qualcosa che non vedrete più

30 sabato Nov 2013

Posted by spalluzza in roma, street art

≈ 2 commenti

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anonimo, cancellazioni, roma, scomparse, street art, street art in rome

L’arte di strada si sa è effimera per definizione. L’artista è il primo a saperlo e accetta questa caratteristica della sua attività, immagino però con la recondita speranza di venire smentito.

In alcuni casi, bisogna ammetterlo, l’azione del tempo non è poi così grave, cancella segni di cui nessuno sentirà la mancanza lasciando il posto a qualcosa o a qualcuno che vi apporrà il suo, di segno.

Ma questa storia, per come la conosco, penso che meriti di essere raccontata. La storia che voglio provare a riassumere, forse già poco nota, sta per scomparire del tutto.

Nel 2006 mi decido a fare delle foto di un’estesa narrazione murale proprio vicino a casa mia.

Il luogo prescelto dall’artista (tutt’ora ignoto, pare fosse tedesco ed operasse a Roma intorno al 2005) è il ponte della ferrovia di Via Volpato. Un luogo buio e piuttosto umido che spesso faceva da casa a barboni innocui che si costruivano stanze da letto con cartoni enormi e mobili di risulta.

La narrazione iniziava da un lato del ponte con una specie di esercito in armatura blu scintillante ed oro.

Esercito - Anonimo - Roma

Esercito – Anonimo – Roma

I guerrieri hanno strani copricapi che più che elmi ricordano le aureole dei santi.

Esercito - Anonimo - Roma

Esercito – Anonimo – Roma

A me l’esercito non è mai parso in armi. Ho sempre pensato che fossero nobili guerrieri parte di una ricca parata insieme al loro re e alla loro regina posti proprio di fronte.

Il  re - Anonimo - Roma

Il re – Anonimo – Roma

La regina - Anonimo - Roma

La regina – Anonimo – Roma

Ci sono anche gli alti dignitari

I dignitari - Anonimo - Roma

I dignitari – Anonimo – Roma

I dignitari - Anonimo - Roma

I dignitari – Anonimo – Roma

il dio sole

Il dio sole - Anonimo - Roma

Il dio sole – Anonimo – Roma

imperturbabile a tutte le cose umane come solo un dio può essere, e la dea madre che riassume in se tutte le diversità umane.

La dea madre - Anonimo - Roma

La dea madre – Anonimo – Roma

La tecnica è qualcosa che non ho mai più visto da nessuna parte. Ricorda in qualche modo l’arte bizantina e quella africana integrate l’una nell’altra.

Ci si sentiva meno soli e soprattutto protetti a passare di là. Saranno stati i guerrieri o gli dei, ma insomma ci si sentiva tranquilli. Forse per questo tanti barboni lo sceglievano come luogo dove riposare e ripararsi: i guerrieri, i dignitari e gli dei in qualche misura proteggevano i loro sogni ed impedivano alla loro anima di non andare più oltre alla deriva.

Un altro dio - Anonimo - Roma

Un altro dio – Anonimo – Roma

Il muro era già gravemente danneggiato. In più punti la pittura si stava staccando. Ma oggi le condizioni di questa grande narrazione sono davvero precarie, come queste immagini di qualche mese fa testimoniano.

I digniatri - Anonimo - Roma

I digniatri – Anonimo – Roma

Il dio sole - Anonimo - Roma

Il dio sole – Anonimo – Roma

La regina - Anonimo - Roma

La regina – Anonimo – Roma

I volti alteri, l’aria regale, l’espressione ieratica, i colori brillanti. Tutto sta sparendo sotto l’azione del tempo.

Se siete curiosi di vedere questa strana narrazione passate di là prima che tutto sparisca.

Anche perché così potrete raccontarmi la vostra versione della storia.

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Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire …

27 mercoledì Nov 2013

Posted by spalluzza in napoli, street art

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marvin crushler, napoli, street art, street art in naples

Poco prima di entrare in una trasmissione televisiva questo fu ciò che chiese Anna Magnani al suo truccatore.

A questa frase penso spesso a volte camminando per le vie del centro storico di Napoli.

Certo qualcuno potrebbe chiamarlo degrado urbano (e a volte lo è), ma a me sembrano più spesso rughe che i 3 millenni di storia hanno lasciato sul volto della città.

Ma c’è un arista che da qualche hanno si aggira per quelle medesime strade e forse senza nemmeno conoscere la frase di Anna Magnani la incarna perfettamente nei segni che lascia sui muri del centro città.

Volti pesantemente segnati dai problemi, dalla difficoltà del vivere,

Marvin Crushler - Centro Storico - Napoli

Marvin Crushler – Centro Storico – Napoli

dal tempo che passa

Marvin Crusher - Centro Storico - Napoli

Marvin Crusher – Centro Storico – Napoli

o anche dalla necessità di integrarsi in una nuova realtà.

Lentamente anche Napoli diviene una città multietnica e la diversità è un dato di fatto. Il proprio vicino ha un altro colore e spesso la sua cucina ha un odore completamente diverso.

Marvin Crushler - Centro Storico - Napoli

Marvin Crushler – Centro Storico – Napoli

Trovo, camminando per le strade di Napoli, questi volti che Marvin Crushler riesce ad incastonare perfettamente nelle screpolature dei muri e mi sembra che la loro poesia, molto vicina a quella di Marc Chagall, renda diversa (migliori?) la vita di quelle persone che vivono con le screpolature sotto gli occhi e forse sull’anima tutti i giorni.

Perché poi questi volti sono colorati e pieni di ottimismo e suggeriscono che ci sia ancora una musica da suonare insieme mescolando le culture

Marvin Crushler - Centro Storico - Napoli

Marvin Crushler – Centro Storico – Napoli

e che insieme si possa ballare con passo leggero e da un balcone all’altro si possa passarsi un lungo nastro azzurro da usare come tramite per un incontro.

Marvin Crushler - Centro Storico - Napoli

Marvin Crushler – Centro Storico – Napoli

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La Cava di prima

26 martedì Nov 2013

Posted by spalluzza in roma, street art

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alicè, roma, street art, street art in rome

Entrare solo un paio di mesi fa nella Cava della Casa dell’Architettura, era tutt’altra esperienza. La Cava infatti ospitava un’altra installazione, quella di Alicè che aveva dipinto con temi e spirito del tutto differenti.

Il titolo era “Cave of Tales”, la Cava dei racconti, e i toni non erano così accesi. Tutto si giocava sul bianco e nero e loro sfumature. Solo la speranza volava in giro in colore carminio sotto forma di pesci volanti o di farfalle.

Lo stesso rosa carminio delle labbra della bambina che seppure assonnata non riusciva a dormire e rimaneva sospesa tra sonno e veglia, con espressione capricciosa e contrariata.

DSCN6257

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

E’ notte nella Cava, una notte con poche e rade stelle, ma c’era, nella Cava, anche la giovane donna addormentata che rimaneva attaccata ai sogni, ma “solo a quelli che non fanno star male”, che son quelli dei bambini e sono quelli delle donne.

DSCN6279

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

Quei sogni dolcissimi e radicati in cui le donne così frequentemente si rifugiano e dai quali traggono la forza per girare le spalle alla loro gabbia e liberarsene una volta e per sempre, senza alcun rimpianto.

DSCN6269

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

Quei sogni così forti che permettono alle donne di prendere per mano le figlie (o i figli) che son quasi sorelle e crescere con loro e sognare con loro ed accompagnarle nei loro sogni.

Cave of Tales (particolare) - Alicè - Casa dell'Architettura

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

La Cava quindi era un luogo di sogni dolci e tranquillizzanti? Di storie pacate che si possono raccontare ai bambini prima che il sonno arrivi?

Non credo lo si possa dire, perché la Cava raccontava anche altro. Le pareti parevano bisbigliare negli orecchi di chi era disposto ad ascoltare.

Perché le donne di Alice certamente sognano, ma sono anche donne che hanno difficoltà a vedersi proiettate nel futuro,

Cave of Tales (particolare) - Alicè - Casa dell'Architettura

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

sono anche donne tradite dai loro sogni e che fanno fatica a sorridere,

sono anche donne che devono mascherarsi, che non sembrano tanto felici di farlo e che hanno però tanto dell’eroina da fumetto, figura positiva e risolutiva a volte soprattutto delle vite altrui.

Cave of Tales (particolare) - Alicè - Casa dell'Architettura

Cave of Tales (particolare) – Alicè – Casa dell’Architettura

Sono tutte donne dolci e bellissime, che la notte rende più fragili.

Gli uomini sono quasi assenti. Restano sullo sfondo (che cosa rara) incapaci come sono di allungare una mano.

 

 

 

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Un incubo affascinante

25 lunedì Nov 2013

Posted by spalluzza in roma, street art

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giò pistone, nicola alessandrini, roma, street art, street art in rome

Entrare ora nella Cava della Casa dell’Architettura di Roma, sita nell’ex acquario della città, può essere un’esperienza che richiede un certo stomaco. Ammetto: non ero affatto preparata a ciò che poi avrei visto e vissuto.

La prima reazione è stata quella del fascino: si è investiti da un mare di colori forti ed accesi. Verdi, rossi, blu, rosa, gialli brillanti e smaglianti sono intorno al visitatore che ne è completamente avvolto, immerso.

Ma appena questa prima sensazione passa e l’occhio comincia a posarsi con più attenzione su ciò che di fatto c’è sulle pareti un incubo prende forma e si vorrebbe imboccare nuovamente l’ascensore e scappare, ma contemporaneamente la fascinazione è grande e non si può smettere e staccare lo sguardo.

Bisogna indagare in ogni angolo, forse anche di se stessi.

Nulla è pacato in questo luogo, forse solo il fogliame ed i rami sono qualcosa di famigliare, ma nemmeno la cosa più naturale al mondo come la nascita si salva dalla trasformazione che l’uomo sta operando su se stesso e su ciò che lo circonda. E Nicola Alessandrini ce lo dice mezze misure.

DSC_0070

Hic Sunt Leones (particolare) – Nicola Alessandrini

Il bambino nella placenta non è tranquillizzante per nulla. E’ enorme, obeso, con mani già da vecchio. Forse può ricordare alla lontana un Klimt, ma è inquietante eppure lo sguardo deve tornarci sopra più e più volte per dirsi che in fondo è umano anche lui. Diverso, ma umano.

E l’uomo ormai trasformato in maiale che ricorda così da vicino La Città Incantata di Miyazaki, è un maiale cattivo e vorace di tutto ciò che lo circonda e non potrà mai più tornare ad essere uomo. Non c’è alcuna forma di riscatto.

DSC_0062 2

Hic Sunt Leones (particolare) – Nicola Alessandrini

E allora si continua la perlustrazione della Cava alla ricerca di un po’ di requie. Ci si rivolge alle forme totemiche di Giò Pistone nella speranza che almeno gli dei ci possano dare una mano. Lì forse ci si può appoggiare con maggiore razionalità, si può accettare meglio la trasformazione, ma gli incubi che noi stessi creiamo son lì e non c’è modo di gestirli.

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Hic Sunt Leones (particolare) – Giò Pistone

Certo si può tentare di convincersi che è solo Carnevale, ma questi dei non sembrano intenzionati a difenderci. Hanno denti aguzzi e lingue da serpente, dalle loro bocche escono mani. Sono essi stessi un composè inquietante e non ci sarà sacrificio sufficiente a saziare la loro fame.

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Hic Sunt Leones (particolare) – Giò Pistone

E quando poi incontrano i mostri che noi stessi abbiamo generato, non li sconfiggono (forse non sono più in grado di farlo), ma si fondono con loro dando origine ad una specie ulteriormente mutante ma assolutamente priva di felicità.

Una specie mutante che di nuovo noi stessi abbiamo creato.

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Hic Sunt Leones (particolare) – Giò Pistone e Nicola Alessandrini

E allora se avete il coraggio di trovarvi faccia a faccia con i vostri incubi più affascinanti e con i vostri pensieri più oscuri andate alla Cava. Alla fine in qualche maniera ne uscirete più leggeri.

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Delle illusioni ottiche…o delle semplici illusioni

24 domenica Nov 2013

Posted by spalluzza in roma, street art

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domenico romeo, roma, sbagliato, street art, street art in rome

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Sbagliato – Via Ostiense – Roma

Credo che Sbagliato sia al momento uno degli artisti più interessanti della scena romana. Sbagliato si caratterizza per la realizzazione di illusioni ottiche che trasformano un luogo prescelto in qualcosa di altro.

La caratteristica più propria di queste installazioni sta nel fatto, piuttosto inquietante nella loro pacatezza e nella loro immediatezza, che ci mostrano un luogo come potrebbe essere e non è, fino a crearci l’imbarazzo di pensare che forse quel luogo è stato così sempre. Dico pacatezza perchè l’intervento non è mai aggressivo. Non c’è “rottura” con il circostante, ma completa integrazione.

Sono quindi delle illusioni ottiche o sono delle semplici illusioni sulla realtà, come vorremmo che fosse e come nella realtà non è?

Queste installazioni migliorano l’oggeto prescelto?

Lo peggiorano?

Non è questo il punto.

Il punto è che spesso la trasformazione è talmente “ovvia” che si fatica a pensare che non sia la realtà.

A me è accaduto per mesi con questa semplice porta http://www.flickr.com/photos/sbagliatoproject/7345972178/.

L’ho vista per giorni e mi sembrava naturale che una porta ci fosse. Anzi mi sembrava che ci fosse da sempre e sono rimasta sorpresa quando è stata in parte strappata. Lo strappo, azione violenta, ha riportato il contesto nel reale urbano.

Ecco è necessaria una rimozione, parziale o totale, per farci capire la differenza ed anche gli effetti di quella mancanza. Il luogo che ritorna alle origini ci crea disagio. In fondo l’intervento di Sbagliato ce lo rendeva più familiare.

Le istallazioni di Sbagliato sono effimere, forse di più di gran parte della street art che ci circonda. Il supporto utilizzato è infatti la carta. Basta perciò un po’ di mal tempo o anche un gran sole perchè si comincino a vederne gl effetti.Ne restano perciò poche da poter vedere dal vivo.

Di più qui: http://www.flickr.com/photos/sbagliatoproject/with/7345972178/

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Sbagliato e Domenico Romeo – Via Libetta – Roma

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Lungo e sulla strada….

23 sabato Nov 2013

Posted by spalluzza in inizio

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cyo&kaf, inizio, napoli, street art, street art in naples

Immagine

Certamente non è il primo e non è nemmeno nuova l’idea di avere un blog, nè tanto meno averne uno che tratti della così detta street art, ma forse a questo punto è un’esigenza.

Ho troppi scatti raccolti in questi anni, troppe impressioni, troppe emozioni per poter continuare a tenere tutto in una maniera disordinata e casuale.

O può darsi che tutto dipenda dal fatto che sono tre giorni che piove e che non si può andare fuori con la macchina fotografica a caccia di immagini.

O può darsi che tutto dipenda dal fatto che pur piovendo da tre giorni, ieri ho avuto una visione terrificantemente bella, un incubo meravigliosamente attraente.

Non so.

Fatto sta che sono qui contro qualsiasi mio personale principio e mia personale avversione a scrivere di street art.

Chiariamo subito. Non di tutta la street art. Ma solo della mia, ovvero di quella che incontro e con cui mi scontro da anni. Ce ne è al mondo molta di più certamente, ma io molta, la gran parte non la vedo e non la vedrò.

Dice si. Ma ora c’è intenet fai una ricerca per parole chiave, ti iscrivi a Facebook, usi il mezzo e puoi vedere tutta la street art del mondo.

E’ vero, ma….

Ma è un’altra cosa.

E’ la stessa differenza che passa tra vedere la “Giuditta ed Oloferne” di Artemisia al Museo di Capodimonte o vederla stampata su un libro, sentire cantare la Regina della Notte dal Flauto Magico di Mozart dal vivo invece che a casa propria mentre di sotto qualcuno spige furiosamente su un clacson o vedere un film, scegliete voi quale, a casa vostra. Potrete avere il maxi schermo che volete, ma la magia della sala del cinema, quella a casa non potrete mai ricrearla.

Ecco la street art è così.

Tu vai in giro e la scopri. Piccoli interventi o grandi pareti ti si aprono davanti all’improvviso o perchè sei andato lì proprio perchè lo sapevi che li avresti trovati.

Lentamente impari a riconoscere lo stile e ti sembra di rivedere un caro amico che non incontravi da un po’ e cominci pure ad intuire le logiche. Sai, o meglio intuisci, che su un muro deve esserci per forza qualcosa perchè è “il muro giusto” ed è una bella emozione quando effettivamente poi quel segno lo trovi.

Certo la street art è pericolosa.
Da dipendenza. Finisci con l’andare sempre in giro guardandoti attorno perchè può essere ovunque. Ti costringe all’osservazione dei luoghi della città, ti costringe a prendere atto di quello che effettivamente è una città. Infine ti costringe ad avere sempre con te una macchina fotografica che aggrava il peso della tua borsa e dei tuoi passi.

Cammini più lento e rifletti di più.

Detto questo avviso che la mia finestra sarà piccola. Piccolissima.

Aggiungo solo, per dovere di chiarezza e di merito, che il titolo del blog è preso a prestito da un’operazione murale di Cyop&Kaf nel centro storico di Napoli, molti anni fa. Forse 2006. Non usavo ancora la macchina digitale perchè ancora si trovavano i rullini e le foto venivano ancora stampate in maniera decente.

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